Per il secondo anno consecutivo, da venerdì 2 a domenica 4 maggio, il Gran Teatro Giacomo Puccini è stato lo scenario di un’incantevole stranezza: un Festival di Teatro interamente pensato da e per giovani under 35. Sotto questo aspetto, il nostro Sirio Festival è un evento unico in Italia, dove il teatro giovanile tende a rimanere frammentato nelle singole realtà locali; una limitazione che il Festival ambisce a dissolvere, così da permettere alle giovani anime che illuminano i palchi italiani di riconoscersi in un orizzonte condiviso.
Come un anno fa, il protagonista assoluto del Sirio Festival è stato lo scambio, l’intreccio energico e profondo di vissuti teatrali differenti e, proprio per questo, estremamente attenti l’uno all’altro. La prima linea del confronto è stato il palcoscenico, dove si sono susseguite proposte deliziosamente eterogenee. I Poquelin Ma Buoni, da Bergamo, hanno allestito sul palco dell’Auditorium Caruso un adattamento scanzonato de Il barbiere di Siviglia, in linea con la loro idea di un teatro impegnato nella rielaborazione dei classici di età moderna.
Il ribelle. Peppino Impastato è il dono che la compagnia pistoiese Penta Teatro ha portato al Festival: un forte monologo di teatro civile che restituisce voce a uno dei più importanti testimoni della cultura legalitaria del nostro Paese.
Un umorismo articolato e stravagante ha pervaso The Terminal, lo spettacolo de LaRibalta di Novara, in cui la recitazione si mescola alla musica e alla danza.
Altrettanto ricca, anche se meno visibile, è stata la seconda sorgente a cui il Festival ha attinto. I vari laboratori teatrali, svoltisi nella Sala Belvedere del Gran Teatro, hanno permesso ai partecipanti un’immersione profonda nel metodo di lavoro altrui. Creatività, ritmo, coordinazione, improvvisazione e ascolto sono stati alcuni dei fili conduttori intorno ai quali si è dipanato questo spazio artistico partecipato e vivo, in cui ogni realtà ha avuto la possibilità, per qualche ora, di assumere i colori dell’altro.
Teatro Res 9 ha partecipato con una nuova produzione originale, Cyrano de Bergerac. Nella bolla di un nome, una rappresentazione alla ricerca di una sintesi tra le richieste del pubblico contemporaneo e le risposte sceniche che la tradizione teatrale ci ha lasciato in eredità.
In un certo senso, il Sirio Festival è anche un appassionato tentativo di organizzare il futuro. Riunire e dare spazio alle nuove generazioni di teatranti in una tre giorni è la via più immediata per tracciare le linee essenziali di un domani che si riconosca nella cooperazione tra mondi vicini e lontani. Un ringraziamento profondo va a chi ha avuto fiducia in questo tentativo, sostenendolo concretamente: la UILT Toscana e la sua Presidente, Stella Paci, una presenza preziosa per il Festival e per le sue attività; la Città di Viareggio, soprattutto nella persona di Sandra Mei, Assessora alle politiche culturali ed educative, da sempre attenta ai bisogni e alle istanze culturali delle giovani generazioni; la Fondazione Festival Pucciniano, che con generosità ci ha ospitato in un ambiente di rara bellezza; gli sponsor PiùMe e Profumerie Bacci, che hanno contribuito in varie forme con inestimabile gentilezza. Non è che un piccolo elenco, molto imperfetto e parziale, dei tanti sostenitori e collaboratori grazie ai quali il Sirio Festival si è fatto realtà.
Se il Sirio Festival lascerà dei segni profondi, sarà solo nel tempo che lo vedremo. Per il momento, rimane la coscienza del valore di uno scambio che non accenna a spegnersi.